Zeno Paternoster

Zeno Paternoster è una voce poetica bifronte, un'identità fittizia e fluida nata dall'incontro creativo tra Alessia Blum e Kim Connor Abbatiello. Sotto questo pseudonimo, i due autori danno vita a un laboratorio poetico intimo e sperimentale, in cui il singolo cede il passo al dialogo profondo, e la poesia diventa un atto condiviso di ascolto e risonanza. Zeno non è un individuo, ma un’eco a due voci. I suoi testi nascono da un metodo che i due poeti hanno definito «poesia empatica alternata»: una pratica di scrittura in cui uno dei due inizia un verso o una frase e l’altro prosegue, senza concordare preventivamente il contenuto o la direzione. Ogni segmento è una risposta emotiva e immaginativa al precedente, in un continuo gioco di specchi, interruzioni e rilanci. Il risultato è un tessuto lirico in cui le due coscienze si intrecciano fino a diventare una sola voce, ibrida e irriducibile alla somma delle sue parti. Questa forma di scrittura nasce dall’urgenza di superare il solipsismo creativo e di esplorare la vulnerabilità dell’apertura reciproca, dove la parola dell’altro non è un vincolo ma un invito a espandere il senso. La poesia diventa così relazione in atto, un piccolo esperimento filosofico sulla possibilità dell’empatia come gesto estetico. Zeno Paternoster vive (letteralmente) tra le righe, in un tempo dilatato, dove le pause valgono quanto le parole. Non ha biografia propria, se non quella dei due poeti che lo incarnano a turno e insieme. I suoi testi sono stati definiti «dialoghi inconsci», «preghiere sbilenche», «catene poetiche postmoderne» — ma lui, Zeno, preferisce non definirsi affatto. Preferisce scrivere.